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Cosa non ha detto TAFTI - Estratto 1



Treccina 1 

“Non appena sorge la necessità di evidenziare, “illuminare” il fotogramma del futuro imminente, in testa mi compare un’immagine. Io poi la rafforzo ripetendo a parole il mio fine e consolidando il tutto con sensazioni piacevoli.” 

Per prima cosa bisogna attivare la treccina e solo dopo disegnare sullo schermo l’immagine o descriverla mentalmente. Questo è l’ordine da seguire.


 “Quanto è importante la questione della fede nel fotogramma che si intende illuminare? Non che io dubiti dei miei desideri, ma a volte, a seconda del mio umore, mi vengono in mente pensieri del genere.”

 La fede arriverà in un secondo momento. All’inizio bisogna fare. 

Non a caso Tafti consiglia di praticare più spesso. In primo luogo bisogna esercitarsi ad attivare la treccina, e in secondo luogo occorre cambiare il programma, il proprio modello mentale. Quando lei avrà verificato ripetutamente che la treccina funziona, allora lei ci crederà. 


“Mi dica, ci sono misure precauzionali o consigli utili da seguire quando si lavora con la treccina? Cosa si può e cosa non si può fare?” 

Può trovare maggiori dettagli sulla treccina nel capitolo “La treccina con i flussi”. 

Quando si comincia a sentire la treccina e a lavorarci su, compaiono diverse sensazioni e ognuno prova le sue. Potrebbero esserci sensazioni temporanee di disagio che tuttavia scompaiono presto. Ma per il momento non sono stati segnalati fenomeni così terribili da indurre a parlare di misure cautelari e tecnica di sicurezza. 


“Ha senso attivare la treccina durante la preghiera? O il potere della preghiera non necessita di essere rafforzato con l’aiuto della treccina?” 

Non sta a me giudicare una situazione del genere, non sono un uomo di Chiesa. Ma credo che se lei si rivolge a Dio, Egli la sentirà comunque, mentre se lei si rivolge alla realtà, o più precisamente, intende cambiarla, la treccina le servirà, soprattutto per rafforzare significativamente la sua intenzione. 

“Ho due problemi: non riesco a concentrarmi per molto tempo sull’immagine del mio fine e sulla treccia. Se esiste un algoritmo, lo scriva”. 

Non c’è alcuna necessità di immaginare il proprio fine per molto tempo. La tecnica della treccina è pensata per brevi momenti di concentrazione sul fotogramma del fine. Per maggiori informazioni su come immaginarsi la treccina legga il capitolo “La treccina con i flussi”. 


“Domanda: quando si evidenzia un fotogramma o un fine, bisogna illuminare solo un unico fotogramma oppure anche due o tre? Dopotutto, la vita è poliedrica, si vuole e questo, e quello, e una terza cosa e un’altra ancora …” 

Se lei è già un esperto di gestione della treccina, può illuminare anche dieci fotogrammi in una stessa sessione di lavoro con la treccina. E se lei è in grado di concentrarsi su ognuno di questi fotogrammi mentre tiene il controllo della treccina. Tenga però ben presente che tutti questi fotogrammi non si devono contraddire tra di loro. È un aspetto da non sottovalutare. In linea generale nessun fotogramma deve entrare in contraddizione con gli altri. Comunque sarebbe meglio dedicare a ogni sessione di lavoro con la treccina un solo fotogramma. È più affidabile ed evita di creare confusione. Gli altri fotogrammi possono essere illuminati singolarmente durante il giorno. Si possono anche illuminare ripetutamente fotogrammi diversi singolarmente, l’importante è farlo sistematicamente. 


“Ecco una domanda che forse spesso è stata ripetuta ma che io pongo lo stesso: non sento la treccia, non capisco come attivarla. Non la sento né fisicamente né energeticamente, però, quando provo a fare cose facili come sedermi in un determinato posto in autobus oppure ottenere qualcosa, ebbene, … tutto funziona. Funziona, anche se, ribadisco, non ricorro all’attivazione della treccina! O almeno io penso così … Non sono in tensione, non sforzo i muscoli, non faccio niente. Forse non bisogna attendersi una sensazione di calore o energia tra le scapole e basta semplicemente immaginare che la treccia sia lì ?! La tecnica comunque è fantastica, ma mi preme molto chiarire questi dettagli per capirla meglio!”

 Se lei non sente la treccina significa che o lei non sente affatto la sua energia individuale, o la sua treccia è molto atrofizzata. Ciò che non viene utilizzato si atrofizza, come succede con i muscoli. Lei dovrà svilupparla mediante esercizi costanti. Lavori con le energie, come descritto nel capitolo “La treccina con i flussi”. 

Supponiamo che la sua treccina sia atrofizzata. Se anche così fosse, ciò non significa che essa non possa funzionare per le cose più semplici. Sarà sufficiente prestare attenzione al punto tra le scapole, anche se lei non sente nulla, ed illuminare il fotogramma. Sarà abbastanza. Nel libro La Sacerdotessa Itfat¹ persino la sacerdotessa stessa all’inizio non aveva alcuna percezione della treccina. Passerà del tempo, la sua treccia si svilupperà per bene e lei potrà manipolarla con la stessa facilità con cui muove la mano, e allora potrà creare eventi più complessi. 


“Cosa fare se non si riesce ad avere una netta sensazione della treccia o della sua punta? In questo caso, è possibile visualizzare semplicemente la treccina (cercando comunque di coglierne la sensazione)? Sarà efficace in questo caso?” 

Anche Matilda, personaggio del libro La Sacerdotessa Itfat, non riusciva a percepire distintamente la sua treccina. Percepiva una sorta di languore dietro la schiena, sensazione che può essere interpretata in modi diversi. Matilda non riusciva a sentire la sua treccina nel senso proprio di treccina sporgente dalla nuca e in grado di alzarsi al momento della sua attivazione. Però lei aveva un intermediario, il suo fiocco, che la costringeva a prestare attenzione alla zona delle spalle. E infatti, non appena prestava attenzione al fiocco (badate bene, al fiocco, non alla treccina) tutto le riusciva. E quindi riuscirà anche a lei. In ogni caso visualizzare la treccina e provare a cogliere la sensazione della sua presenza sicuramente ha senso e vale la pena di farlo. Essa si manifesterà in una forma o in un’altra e lei quindi sentirà e capirà di cosa si tratta. 

“Disegni uno schema approssimativo della treccina, per far capire com’è e dove si trova.” 

Lo schema della posizione della treccia non solo non le darà nulla, ma potrebbe anche finire per disturbarne la percezione, perché si tratta di una sensazione soggettiva che ognuno coglie in modo personale. Lei deve solo sentire che dietro alle scapole c’è qualcosa. Se la sensazione si ripete di volta in volta, allora è autentica. Quale sia la sensazione, non ha importanza. Le sensazioni che si possono provare in altre zone, come per esempio a livello del plesso solare, sono diverse. La treccina si colloca dietro le scapole. Se lei si rompe la testa nel pensare a dove si trovi esattamente e come sia, non otterrà nulla. Non si sforzi troppo. Provi a cogliere la sensazione di avere qualcosa dietro le scapole, quindi, senza lasciar andare questa sensazione, immagini di vedere di fronte a lei, sul suo schermo interno o nei suoi pensieri e nelle sue parole, il fotogramma desiderato. È una cosa semplice da fare: lei deve cominciare col cogliere la sensazione, poi deve focalizzarsi in essa per un minuto o anche meno, ancorare il fotogramma e quindi abbandonare la sensazione.

 “Immagini due scolari di prima classe, il №1 e il № 2. Il № 1 impara a risolvere problemi difficili da solo e per questo gli ci vuole più tempo. Il № 2 ha una bacchetta magica che lo aiuta a risolvere i problemi rapidamente, senza fare alcuno sforzo. Alla fine del ciclo scolastico, in undicesima classe2, il №1 ha esperienza, conoscenze, sa come risolvere tutti i problemi, sa fare molte cose. In quanto al № 2, se gli si toglie la bacchetta magica si scopre che è rimasto a livello di prima elementare. Vien fuori quindi che non c’è crescita e sviluppo. Letteralmente non si capisce a cosa si devono i successi. Disegno qui un quadro approssimativo della situazione, la mia non vuole essere una critica. Cos’è il metodo Tafti: una bacchetta magica? Un mezzo per evitare gli ostacoli?”

Lei forse intende dire che uno scolaro che usa la treccina non possa imparare nulla? E addirittura sostenere esami senza preparazione? No, non è così. La treccina non è una bacchetta magica. Aiuta solo ad accedere al film dove agli esami ci saranno domande più facili o problemi che già si sono risolti in precedenza e si conoscono bene. In ogni caso non si può fare a meno di studiare. Così come un atleta non può fare a meno di allenarsi. Alle gare o agli esami spesso si creano situazioni poco piacevoli. Ebbene, la treccina aiuta a scavalcarle, e a passare in quel film dove queste situazioni sono invece favorevoli e tutto procede senza intoppi. I cosiddetti miracoli accadono nei casi più semplici. In situazioni più complesse bisognerà lavorare sodo, sia con la treccina che investendo sforzi fisici. 

“Non riesco a far nulla con la treccina e sto già iniziando a dubitare che tutto ciò sia vero … Mi pare di fare tutto nel modo giusto, immagino di avere qualcosa di simile a una treccia che mi penzola dietro la schiena, a livello delle scapole, e con questa immagine sul mio schermo interno illumino l’immagine di ciò che desidero e la trattengo per circa un minuto. 

Nei casi in cui lo faccio, prima di eventi che si possono sviluppare in una direzione o in altra, con statistica 50/50, non succede nulla. Se immagino solo un evento che voglio realizzare, anche in questo caso non succede niente, nulla si è ancora realizzato nonostante io ripeta abbastanza spesso la tecnica. Cosa faccio di sbagliato? Non ho sensazioni particolari, fingo semplicemente che ci sia la treccia.”

 Tutto dovrebbe funzionare. 

Se non funziona, ci sono tre cause. 

1. La sua treccina è sviluppata molto poco e quindi è necessario che lei si eserciti più spesso. 

2. Lei si sforza troppo. 

Gli sforzi sono necessari per sollevare un bilanciere ma se applica questo stesso zelo quando lavora con la treccia non otterrà risultati. Faccia ben attenzione: se lei si sforza troppo significa che lei è in tensione, lo sono i suoi muscoli e ciò vuol dire che in questo caso sta lavorando la sua intenzione interna. L’intenzione esterna, invece, non è sua, per questo si chiama così. 

L’intenzione esterna non richiede tensione ma il semplice “movimento di un mignolo”. 

Lei deve solo far finta di avere intenzione di fare qualcosa da solo. Ma di fatto non sarà lei a poter liberare un posto nel parcheggio pieno zeppo di macchine. Lo potrà fare invece l’intenzione esterna. E per far questo, avrà solo bisogno del suo mignolo: la treccina. La treccina è il “trucchetto” che lei ha in serbo per innescare l’intenzione esterna. Con l’intenzione interna lei agisce frontalmente. Mentre invece la treccina si trova dietro. Utilizzandola, lei crea l’illusione, per l’intenzione esterna, che non sia lei ad eseguire l’azione, ma l’azione si faccia da sola. L’intenzione esterna è quando le cose si fanno da sole, senza l’ intervento delle persone. La persona deve alludere solo a ciò che deve essere fatto. Per questo si dice che “lei non c’entra niente”. Invece lei, di sottobanco, deve lanciare all’intenzione esterna un’allusione, un suggerimento su ciò che deve venir fatto. E infine la terza causa di mancato funzionamento è il suo programma, il suo guscio di chiocciola, il suo modello mentale. Il modello mentale che lei non è in grado di impostare la realtà. Per combattere questo stereotipo si eserciti più spesso e, nel farlo, non presti particolare attenzione agli insuccessi mentre invece, quando arriverà la fortuna, provveda a fissarla e a sottolinearla con un marker-pensiero. E quando le giungeranno le conferme che la cosa ha funzionato, sarà proprio in questo momento che le servirà lavorare con zelo. Si assapori e si goda dunque il suo marker-pensiero con perseveranza, soddisfazione e piacere. 

Per tutto il resto, con la treccina o gli altri principi, sono richiesti invece leggerezza e disinvoltura.

 “Non appena ho finito di leggere gli algoritmi di Tafti mi sono messo subito all’opera e per due giorni tutto ha funzionato alla meraviglia, sì, sì, sì!!! Ovviamente ero entusiasta, perché sono senza lavoro fisso e mi serviva trovare dei soldi. Proprio qui il lavoro con la treccina ha funzionato e per ben 2 giorni interi ho avuto fortuna nelle piccole cose e in generale. Poi però basta. È come se fosse stato tagliato un canale e ancora adesso non viene fuori nulla, anche se faccio tutto secondo le istruzioni, come previsto dagli algoritmi. Perché nei primi 2 giorni, subito dopo la lettura del libro, funzionava tutto e adesso invece niente? Mi occupo di trading in Borsa, lavoro sulle valute e, con l’aiuto della treccina e dell’intenzione ho provato a visualizzare un nuovo fotogramma dove il prezzo oscilla facendomi di conseguenza guadagnare sullo scambio (tutto ciò mentalmente, visivamente). Però gli effetti non si vedono, anzi, per qualche motivo succede proprio il contrario, il prezzo va dall’altra parte con conseguenti perdite da parte mia. Forse, nell’applicazione di questa tecnica ci sono delle limitazioni? ” 

La limitazione qui è solo una: il film deve essere il suo, così come suo deve essere il fotogramma in cui lei risulta la figura centrale che riscuote successo, mentre il resto dei personaggi figurano come comparse sullo sfondo. Se invece lei include nel suo fotogramma persone che si trovano su altri film, difficilmente riuscirà ad ottenere qualcosa. Lei non può influenzare le persone. (Beh, teoricamente potrebbe, ricorrendo, per esempio, alle tecniche della PNL e ad altri tipi di manipolazione, ma noi non di questo trattiamo.) E non può nemmeno influenzare lo scenario “come oscillerà il prezzo”.

Nei giochi in Borsa la situazione è ancora più difficile. Lì lei non è solo, perché c’è un sacco di gente come lei che vuole ottenere profitti. E ogni persona lì ha il suo scenario: qualcuno diventa ricco, qualcuno fallisce. È troppo complesso passare al film che le serve se si trova ad operare in un contesto dove ci sono molte persone coinvolte. E non è tanto complesso per lei quanto per la realtà. Lei è rimasto impressionato da un certo marker-pensiero negativo. La treccina non dà un risultato del 100% (ma solo un alto grado di probabilità), soprattutto se, ripeto, nella situazione sono coinvolti gli interessi di molte persone. Tuttavia non bisogna concentrarsi sugli insuccessi. Al contrario, essi devono essere ignorati e considerati “un effetto collaterale”.

 Ecco cosa dovrebbe fare lei. Se il suo compito è quello di giocare in Borsa, imposti un fotogramma, il più semplice possibile. Ad esempio, non come quello che ha formulato lei: “il prezzo oscilla in una direzione o in un’altra”, ma il risultato finale: lei sta ottenendo profitti. La stessa cosa si può fare al casinò. Non si deve impostare e visualizzare il fotogramma in cui la pallina cade sul numero che lei ha scelto, ma il fotogramma del finale: lei che riceve i soldi alla cassa. Anche l’importo non deve essere preimpostato. Si immagini solo mentre ritira i soldi alla cassa, perché “quanto le daranno” è una domanda già difficile da affrontare: infatti anche in un casinò ci sono tante persone, e ci sono così tanti film intrecciati che la realtà fa fatica a districarsi. C’è ancora un momento da tener presente. Una simile realtà (specialmente se legata ai soldi) deve essere impostata in largo anticipo e ripetutamente. I colpi di fortuna da subito sono una rarità. Non ha senso pensare che lei al mattino si sveglia, imposta la sua realtà e la ottiene immediatamente. No, non è così. Qui si richiede un lavoro sistematico con la treccia e per di più rilassato, privo di intense aspettative. Easy come – easy go (ciò che si ottiene facilmente, lo si perde altrettanto facilmente). Provi piuttosto a esercitarsi con i marker-pensiero del successo, per esempio fissi chiaramente nel suo modello: cosa funziona, cosa lei può fare, cosa è capace di fare. In generale, comunque, non consiglierei davvero di giocare al casinò, in Borsa e in altri giochi d’azzardo. Non perché ciò sia impossibile, ma perché in tali giochi è difficile mantenere l’irreprensibilità necessaria. L’irreprensibilità di cui ho parlato sopra. 


“Ci sono esercizi per allenare la treccina?” 

Per prima cosa bisogna sentire la treccina. Maggiori informazioni a riguardo le trova nel capitolo “La treccina con i flussi”. 

In che modo la sentirà, lo scoprirà da solo, in ognuno la sensazione è diversa e individuale. Comunque l’unico esercizio per allenare la treccina è la visualizzazione, l’illuminazione regolare e sistematica dei fotogrammi del suo fine. 


“Ultimamente ho cominciato a notare che un certo desiderio espresso mediante la treccina si incarna nel sogno. Se il desiderio che ho espresso tramite la treccina si avvera in un sogno significa che l’ordine è stato evaso o comunque si realizzerà nella mia realtà? ”

 Dipende da quanto lei è determinato, da quanto seriamente lei intende preimpostare la realtà, da quanto lei crede che ciò sia possibile. Tuttavia mi mette in guardia un termine che lei ha usato: “espresso” anziché “impostato”.³ Non bisogna esprimere, ma impostare. Non vagheggiare e perdersi nei sogni, ma avere intenzione e prendere una decisione. Itfat e Matilda nel libro a volte dicono: “Ho deciso così, punto e basta”. Questo è un modo intenso per impostare la realtà, è quando si raccoglie tutta la propria determinazione e la si riversa in un’unica irremovibile intenzione. Però si può impostare la realtà con più calma, senza tensione, persino senza volontà. Si ha solo bisogno di credere, o meglio, di sapere che la cosa funziona. Una fede così calma, sotto forma di sapere, arriva con la pratica. Bisogna impostare la realtà più spesso, da eventi semplici a grandi fini. Man mano che si otterranno nuove conferme, arriverà la fede in quanto sapere. Il programma mentale cambierà.

 “Come realizzare fini più complessi? Bisogna sempre disegnarsi immagini, in modo distaccato e imparziale, e collegarle alla treccina?” Non necessariamente in modo distaccato e imparziale. Se le piace il fotogramma che lei illumina, lei si può connettere anche emotivamente. Ad esempio: “Mi sto dondolando su una sedia a dondolo davanti al camino di casa mia”. Può attivare la treccia e procurarsi il piacere di immaginare un fotogramma del genere. Oppure può impostare con piena determinazione: “Ho deciso di fare così, punto e basta. E avrò quello che ho deciso di ottenere.” In maniera calma, ma con piena determinazione. L’importante è che al momento di illuminare il fotogramma non ci siano emozioni in grado di creare un potenziale in eccesso, emozioni come forte desiderio, timore della sconfitta, dubbio. Se lei ha già iniziato a intraprendere un progetto, deve lasciare i dubbi. Deve solo agire, e lasciare i dubbi al passato. Può dubitare per un po’, continuare a farlo ma poi decidersi, impostare in un istante la realtà che le serve con tutta la sua tranquilla determinazione. Per quanto riguarda il resto, i fini complessi vengono raggiunti allo stesso modo di quelli semplici, solo che è richiesto più tempo e lavoro sistematico sulle tecniche di raggiungimento dei fini. Bisogna cioè svolgere un lavoro di “illuminazione” del fotogramma e di impostazione del riflesso. Lei non solo deve impostare il suo fine mediante la treccina, ma anche vivere in uno stato come se il suo obiettivo fosse già stato raggiunto. “Mi dica per favore, treccina e punto d’unione sono la stessa cosa o no?” Non sono la stessa cosa. Quando la treccina è attivata, la sua punta finisce sul punto di unione. Ma non è obbligatorio saperlo. Nessuno sa esattamente come sia strutturato il nostro campo di informazione energetica. Anche l’anatomia fisica non è stata studiata fino in fondo. “Se ci si fa una treccina di capelli questo aiuterà a percepirla?” No, non sarà d’aiuto. “È possibile che, se sono mancino, la mia intenzione funzioni al contrario, cioè in modalità speculare e opposta al mio ordine?” Essere mancini o destrorsi, non fa alcuna differenza, non influisce sul risultato. “Una domanda relativa alla pratica: durante le tecniche di “un bicchiere d’acqua” e “il generatore di intenzione”, ha senso attivare la treccina allo stesso tempo? O è meglio tenere separate queste pratiche? ” Quando si praticano queste tecniche non ha senso aggiungervi l’attivazione della treccina. Ogni tecnica funziona a modo proprio. Per raggiungere il fine sarà meglio utilizzare tutte e tre i sistemi: il generatore, il bicchiere, la treccina. Però praticati singolarmente. Lo dico non perché la cosa sia impossibile o vietata. Tutto è permesso e possibile. Ma sarà più facile per lei. “Perché non sempre è possibile attivare la treccia? Da cosa dipende? E ancora una domanda: quando riesco ad attivarla, la sento tra le scapole però al contempo a livello di plesso solare provo una sensazione simile a quella che si ha quando ci si agita, nonostante io sia assolutamente calma in quel momento.” Non tutti ci riescono immediatamente. Coloro che non hanno mai lavorato con le energie hanno bisogno di un po’ di pratica. La treccina, e la capacità di gestirla, devono essere sviluppati. Legga il capitolo “La treccina con i flussi”. Le sensazioni nel plesso solare sono fatue. Devono passare. Non ci presti attenzione, si concentri sulla treccina. La treccina è dietro la schiena, dietro le scapole. “Alla fine della giornata, ho scoperto di aver dormito quasi tutto il giorno e di aver usato pochissimo l’algoritmo. E questa è stata per me una vera scoperta. Ho capito di non essere affatto consapevole, ma di essere una banalissima dormiente! Però adesso ho cominciato a lavorarci su! Domanda: quando attivo la treccia, mi accorgo di provare sonnolenza e inizio a sbadigliare … Vorrei proprio chiudere gli occhi e stendermi a dormire per un paio d’ore. Strano stato…da cosa potrebbe dipendere? Per quanto riguarda l’energia, nella quotidianità va tutto bene, dormo a sufficienza, mangio correttamente, ho un’attività fisica decente.” 

La sonnolenza è segno che nel suo corpo energetico stanno avvenendo dei cambiamenti, qualcosa viene integrato, corretto. Molti di coloro che affrontano per la prima volta pratiche energetiche sperimentano sonnolenza. E il lavoro con la treccia, specialmente quando viene utilizzata insieme ai flussi, è una pratica energetica. 

“La mia domanda riguarda la treccia: non riesco a immaginarla visivamente. Decifri con maggior precisione la frase “inclinata verso la schiena”: cosa significa? Capisco bene che se, supponiamo, alzo un po’il braccio in avanti, la mia treccina si alza ma in direzione esattamente opposta?” Sì, ha capito bene. E in che altro modo comprendere la parola “inclinata”? Molte persone si pongono questa domanda. Siete come stranieri, non conoscete il significato delle parole. Ebbene, trovi una ragazza con una treccia, ne prenda la punta e porti la treccia un po’ all’indietro, inclinandogliela verso la schiena. Capisce cosa significa “inclinato”? Comunque non si deve necessariamente immaginare la treccina proprio come una treccia. Presti attenzione a ciò che sente dietro di sé , tra le scapole. Se non sente nulla, faccia un bel respiro e immagini che una freccia le sporga verticalmente dietro alla schiena, dalla nuca alle scapole. Solo una freccia, come se fosse un vettore. Quindi espiri e immagini che questa freccia si sia girata in modo tale da trovarsi inclinata verso la schiena. Se anche in questo caso non provasse nulla, provi a dare inizio a una sensazione, a evocarla intenzionalmente. Cominci tranquillamente, inspirando lentamente l’aria attraverso il naso e sentendo allo stesso tempo che qualcosa comincia a alzarsi o a gonfiarsi e a prendere forma dietro le scapole. Ecco, questa sarà la sua treccia. Espiri e la sposti leggermente indietro: espirando essa si attiva meglio. Se la treccina si percepisce a fatica, dovrà lavorarci un po’su, allenarsi con le sensazioni dietro le scapole durante l’inspirazione e l’espirazione. Dia inizio lei a queste sensazioni, come può, come le viene, e la treccina alla fin fine si risveglierà. Le consiglio di allenarsi ad attivarla usando l’espirazione attiva.⁴ “Ho una peculiarità: una totale mancanza di capacità di visualizzazione. Per esempio, non posso ricordare visivamente un evento. Gli scienziati hanno identificato una tale deviazione e l’hanno definita “afantasia”. Solo il 6% delle persone nel mondo ne soffre. Cosa fare nel mio caso?” Se la sua visualizzazione è frenata o non le riesce affatto di visualizzare, utilizzi le forme-pensiero per illuminare il suo fotogramma. Anche questo metodo funziona. 

Nel libro “Il Proiettore ” sono riportati tanti esempi pratici di forme pensiero utili ed efficaci. “Ho paura di sembrare molto ridicolo o stupido, ma le chiedo comunque di spiegarmi, per favore, quale estremità della treccina bisogna illuminare con l’intenzione, quella che è rivolta verso le scapole, o al contrario, quella che è rivolta nella direzione opposta rispetto alle scapole?” 

Che differenza fa sapere qual’è e dove si trova quest’estremità? È necessaria e sufficiente la sola sensazione della treccina, non c’è bisogno di sapere altro. 



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