I MIEI LIBRI

Cosa non ha detto TAFTI - attivazione della treccina

 

“Durante l’attivazione della treccina all’inizio mi riusciva tutto bene e con facilità e ottenevo risultati positivi. Ma poi è successa una cosa strana: attivando la treccina ho cominciato ad avere una sensazione nuova, come se la sua punta fosse fissata alla schiena con una sorta di graffetta o fermaglio. All’inizio non ci ho fatto caso e ho pensato che fosse la conseguenza della mia inesperienza. Ma in seguito questa sensazione si è ripetuta e la cosa ha cominciato a mettermi in tensione. Per un po’ di tempo ho interrotto i miei esercizi. Può succedere una cosa del genere?” 

Si è prodotto un blocco psicologico. Lei si è forse fatta spaventare dalle sue stesse possibilità. Non esiste alcun fermaglio. Lei non deve pensare a dove comincia e a dove finisce la treccia e neanche a come funziona in generale. Cerchi solo di prestare attenzione alla sensazione della treccina, e sia pure che in lei essa sia “fissata alla schiena”, non ha importanza. Importa solo la sensazione in generale, anche se sfocata e appena percettibile. 

“Ho una domanda alla quale non ho trovato risposta né nei libri sul Transurfing, nonostante li abbia letti e riletti, né in Tafti e cioè come rappresentare se stessi nell’immagine del risultato desiderato o nella diapositiva cioè come vedere se stessi in prima persona, come succede nella vita anche se in teoria bisognerebbe vedersi dall’esterno nella realtà che ci si crea nella propria immagine, cioè in terza persona, come se ci si stesse osservando dall’esterno. Inoltre ho problemi di salute, nella fattispecie ho una varicosi sulle gamba sinistra e altre magagne. Se lavoro con la mia treccina immaginandomi di avere una gamba sana e pulita, senza vene ingrossate, ciò mi aiuterà a liberarmi da questo fastidio? In generale, lavorando con la treccina, bisogna immaginarsi un quadro statico, cioè un “frame”, un fotogramma, oppure una diapositiva, come se girassi un film? Lei dice che le tecniche illustrate da Tafti sono molto più potenti delle tecniche del Transurfing. Ciò significa che non ha senso applicare le diapositive, che sono poco efficaci? Lei ha letto e riletto i libri, ma senza averli capiti. Nei libri si dice chiaramente che bisogna immaginare la diapositiva dal di dentro, trovandosi in essa, e non dal di fuori, come se si stesse guardando un film. Che si tratti di una diapositiva, come secondo il Transurfing, o di un fotogramma, come secondo Tafti, l’importante è che lei, con la sua persona, sia con l’attenzione dentro l’immagine. Per esempio, se lei si immagina di andare in giro in macchina, ebbene, si veda seduta in macchina, mentre pigia sui pedali e gira il volante. I problemi di salute possono essere risolti secondo il metodo di Tafti, pronunciando le forme-pensiero in bagno, praticando insieme alla treccina. Veda il capitolo “La treccina con i flussi”. Impostando la realtà secondo l’algoritmo di Tafti lei dovrà visualizzare il breve fotogramma del fine, dove il fine risulterà raggiunto, oppure, sempre brevemente ma in modo concentrato, dovrà pronunciare le forme-pensiero. La diapositiva non è già più un fotogramma ma l’intero film del suo fine che si sta realizzando. Nessuno le impedisce di utilizzare una tecnica invece di un’altra. Tutto dipende solo dalla sua capacità di concentrazione, da quanto lei potrà trattenere l’attenzione sulla treccina e più in generale sulla diapositiva stessa. La tecnica di Tafti è più adatta all’uomo contemporaneo che di solito non riesce a concentrarsi a lungo su qualcosa. E la treccina, ovviamente, serve come potente rinforzatore dell’intenzione. 


“Ho trovato presto la treccina, mi sono presto resa conto della sua presenza però devo dire che, se da una parte i miei desideri si sono realizzati, dall’altra ciò è successo a scapito di altre sfere della mia vita. Esattamente come succede quando si destabilizza uno stato di equilibrio: da un lato qualcosa si è aggiunto, dall’altro si è tolto. Peraltro in modo molto brusco. Forse è stato a causa di una non corretta formulazione dell’intenzione, del resto non è possibile prevedere tutto.”

 Ciò significa che una cosa in un certo modo disturba la realizzazione dell’altra. Lei si sta muovendo lungo una strada ma vuole prendere ciò che si trova su un altro percorso. Può essere che i fini si contraddicano l’un l’altro. 

“È possibile, con l’aiuto della treccina, chiarire la propria missione e se sì come farlo?” 

Perché no, è possibile. Imposti una forma-pensiero dedicata all’individuazione della sua missione. “Potrebbe illustrare in sintesi le misure di sicurezza quando si lavora con la treccina? Per esempio, non si possono immaginare i rapporti con persone concrete. Ma si può impostare lo stato di salute di altre persone? E come farlo correttamente?”

 Lavorando con la treccina non si rischia nulla. Potrebbero subentrare fenomeni secondari, come per esempio un passaggio su pellicole intermedie, e ciò potrebbe essere doloroso. La realtà non cambia all’improvviso e non sempre cambia in modo liscio e tranquillo. Con la treccina bisogna lavorare rigorosamente secondo l’algoritmo noto. In quanto alla salute altrui, si può impostare uno stato di benessere solo per il proprio figlio a condizione che sia ancora in tenera età e fino alla prima età adolescenziale e in quanto tale appartenga ancora alla stessa linea esistenziale del genitore. Non ha senso impostare la salute di persone di altra età. 

“Quando imposto le mie qualità tramite la treccia, posso in uno stesso tempo impostarne più d’una, oppure per ogni qualità occorre allestire un singolo rituale? E se è così, si possono condurre alcuni rituali di seguito?” 

Si possono impostare subito più qualità se il suo stato di concentrazione riesce a reggere al contempo la treccina e l’attenzione. Se non ce la fa, può procedere con una serie di rituali, magari a breve distanza di tempo, riposando e nello stesso tempo evitando di partire per la tangente con i pensieri. Cerchi di gestire il corso dei pensieri. 

“Non appena ho letto le pagine sulla treccina dell’intenzione, l’ho cercata e trovata subito senza problemi e la percepisco molto bene. Però non funziona. Negli ultimi 8 mesi sono perseguitata dalla sfortuna, non riesco a trovare lavoro, i miei sogni si sono già riempiti di polvere e in generale ho perso tutto l’entusiasmo e niente riesce ad appassionarmi.”

 In lei è presente una sorta di blocco psicologico. Eserciti la treccina su eventi che si realizzeranno inevitabilmente. Nel libro, infatti, proprio così è scritto. Segua semplicemente i consigli di Tafti e il blocco si eliminerà da solo. 

“Ha senso attivare la treccina e ripetersi che non esistono i vizi, ben sapendo che di lì a 5 minuti andrò a fumare?

Con la sola treccina non risolverà i suoi problemi, anche se essa le sarà senz’altro d’aiuto. Lei farebbe bene a passare a uno stile di vita attivo. Vada per esempio a correre, così sarà costretto o a correre o a fumare. Non potrà fare le due cose insieme. 

“È normale che gli occhi si chiudano, lavorando con la treccina? Perché io riesca a sentire la treccina, devo infatti chiudere gli occhi e concentrarmi, mentre Lei ha detto che lo sguardo diventa più consapevole proprio mentre si attiva la treccia. Ciò significa che è meglio tenere gli occhi aperti?” 

Se per lei è più comodo, lavori con gli occhi chiusi. 

“Durante la sessione di lavoro con la treccina, quanto devo trattenere la diapositiva? 30 secondi? 3 minuti? 5 secondi? Capisco bene che per ognuno la durata è individuale ma come faccio a sapere se mi sono trattenuta troppo o, al contrario, non abbastanza? Per quanto ne so bisognerebbe staccarsi bruscamente, chiudere la diapositiva e “uscire”, giusto?” Non “staccarsi bruscamente” ma concludere con fermezza la visione della diapositiva, o più precisamente del fotogramma del fine o della serie di formepensiero brevi e distinte. In merito al tempo, può continuare tanto quanto regge la sua attenzione, preferibilmente non più di un minuto, massimo due. “Mi dica, si può lavorare con la treccina se si è in gravidanza?” 

Credo lo si possa fare, la treccina non può essere di danno. “È reale volare ad occhi aperti restando nel proprio corpo fisico? Bisogna attivare la treccina e passare su un film dove puoi volare?” In linea di principio è possibile, avendo la giusta quota di intenzione e alle spalle un’intensa pratica. Casi di levitazione sono noti. 

“La mia treccina si attiva in modo differente. A volte percepisco dietro alla schiena una leggera sensazione della sua presenza e quando ciò accade i miei occhi cominciano a lacrimare. Delle altre volte la sento e la vedo in forma di nappina su uno sfondo di luce gialla. In questi casi provo un dolore lancinante agli occhi, come se ci fosse capitata della sabbia, e poi si riempiono di lacrime, finendo per ostacolare la mia concentrazione. È una cosa normale? Le sensazioni a carico degli occhi sono degli effetti collaterali che dovrebbero cessare. Provi a lavorare con la treccina tenendo gli occhi chiusi. Si concentri solo sulla treccina, senza prestare attenzione agli occhi. 

“Quando si gira la testa, anche la treccina sbatacchia da una parte o dall’altra?” 

Sulla treccina non influisce alcunché, né la torsione della testa, né la posizione del corpo, né la presenza di oggetti circostanti. 

“Sono riuscita a percepire la treccina fin da subito, però ho cominciato ad avere dolori di schiena, a livello delle scapole. Forse questo succede all’inizio e dipende dalla mia inesperienza? O si tratta semplicemente di una coincidenza che non ha niente a che vedere con la treccina? E cosa fare? Continuare a praticare o smettere temporaneamente?” 

Il male alla schiena potrebbe essere un fenomeno collaterale e temporaneo, passerà. Certo, se non dovesse passarle è meglio che lei si rivolga a un osteopata o faccia autonomamente una ginnastica specifica. Il male non dipende dalla treccina, ma dai suoi problemi di schiena. 

“Tafti dice che non ha senso utilizzare la treccia per sciocchezze, ma da cosa dipende quest’affermazione? Se la treccia è alimentata dall’energia del cosmo e questa è una fonte infinita posso usare la treccia in ogni mio pensiero consapevole? O invece bisogna selezionare accuratamente la frequenza del suo utilizzo?” 

Bisogna praticare il più spesso possibile, anche su eventi spiccioli. Però bisogna anche darsi pause. Non bisogna impostare ogni evento che accade nella vita di ogni giorno. L’importante è impostare sistematicamente il fotogramma del fine principale, mentre per il resto si può fare affidamento sulla sceneggiatura. 

“Mi scuso se pongo una questione troppo gettonata. Tutti descrivono in modo individuale le proprie sensazioni della treccina e per questo alla fine io ne ho un concetto vago. Dove è corretto sentirla? Io, per esempio, quando ci fisso l’attenzione, la percepisco come un grumo di calore a un livello appena inferiore alle spalle. È corretto il modo in cui la sento ?” 

La senta come le viene, in ognuno le sensazioni sono individuali e diverse. L’importante è cogliere dietro alle scapole una sorta di sensazione stabile che si possa attivare e disattivare. 

“Come si può impostare la realtà senza distogliere l’attenzione dalla treccina? Trattenere l’attenzione sulla treccina e al contempo illuminare il fotogramma del proprio fine è una cosa difficile da fare. Com’è meglio realizzarla?”

 Provi a pinzare la camicia nella zona tra le scapole con una molletta. In questo modo riesce a sentire la treccina? Lei può pensare a qualsiasi cosa e al contempo percepire la presenza di una molletta dietro le spalle? Ebbene, la stessa cosa succede con la treccina. Non sia in tensione, provi a sentire la treccina e, trattenendo questa sensazione, imposti nei pensieri, nelle parole e nelle immagini il fotogramma del suo fine. 

“Tenere gli occhi aperti o chiusi mentre si lavora con la treccina ha importanza?” 

Tenere gli occhi aperti o chiusi non ha alcuna importanza. 

“Una pratica regolare di attivazione della treccina finisce col far sì che essa cominci a funzionare anche senza la tua partecipazione. E se non si sta attenti alle forme-pensiero, nello strato del proprio mondo si possono trainare immagini distruttive”. 

Per evitare questi esiti bisogna usare la treccina rigorosamente secondo l’algoritmo di illuminazione del fotogramma del fine: risvegliarsi, attivare, impostare, mollare la sensazione. L’ultimo punto è molto importante. La treccina deve restare sotto il vostro controllo. Non si può permettere che essa operi fuori del vostro controllo. Se essa stessa dà notizia di sé , cioè a dire che si attiva in modo autonomo, quando succede bisogna impostare il fotogramma del proprio fine e poi abbandonare decisamente il contatto con essa. “Come usare la treccina con lo specchio?”

 Usare la treccina con lo specchio, ovvero vicino a uno specchio, non ha senso e non è nemmeno auspicabile. Durante l’illuminazione del fotogramma lo sguardo deve essere indirizzato in avanti e leggermente verso l’alto. Non bisogna guardare oggetti, specchio incluso. Bisogna guardare il proprio fotogramma, visualizzarlo o pronunciarlo in forme-pensiero. 

“Non riesco in alcun modo a sentire questa treccina fantasma. Cosa devo fare nel mio caso? Certo, me la posso immaginare, ma con lo stesso successo potrei immaginarmi la treccia in qualsiasi altro posto, però non si tratterebbe della treccina fantasma. Del resto è vero che a livello della nuca sento una certa tensione, un languore, ma non mi sembra che possa ricordare la treccia. E ancora: quando giro la testa significa che anche il centro esterno dell’intenzione si sposta?” 

Se lei non riesce a sentire la treccina, se la immagini là, dietro le scapole, la inizializzi intenzionalmente. Si eserciti con l’energia, come descritto nel capitolo “La treccina con i flussi”. Chi non ha mai lavorato con l’energia può non sentire la treccina da subito. Ma se ogni tanto la si immagina, prestando attenzione alle sensazioni dietro le scapole, a un certo punto essa si risveglierà. Invece non serve girare la testa mentre “si illuminano” i fotogrammi. “Forse non faccio bene. Mi immagino che la treccina fuoriesca da un punto tra le scapole e che la sua estremità sia a una certa distanza dalla schiena. È sbagliato? Mi immagino che la freccia penda dalla nuca fino alla metà della schiena. Poi giro la freccia e abbasso la sua punta nel centro tra le scapole, lasciando la sua punta a una certa distanza. In questo modo attivo la mia treccina.” 

La geometria e la distanza precisa della treccina non hanno importanza. L’importante è che lei senta una sensazione dietro le scapole. Se lei la sente, vuol dire che va bene. 

“È efficace utilizzare la treccina mentre si medita?”

 Dipende dal tipo di meditazione. La treccina va usata secondo l’algoritmo: entrare in uno stato di presenza, attivare la treccina, concentrarsi sul fotogramma del fine, distogliere l’attenzione dalla treccina. Se durante la sessione di meditazione lei riesce a eseguire quest’algoritmo (la sequenza delle azioni) e se la sua meditazione produce un effetto di concentrazione + distacco allora significa che è efficace.

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